Scintille by Donato Bendicenti

Scintille by Donato Bendicenti

autore:Donato Bendicenti [Bendicenti, Donato]
La lingua: ita
Format: epub
editore: LUISS University Press
pubblicato: 2023-11-27T09:35:14+00:00


capitolo 8

Sulle travagliate vicende

che portarono alla costruzione di un tetto:

piccola storia del price cap

Un alto funzionario delle istituzioni europee lo spiegava off the record già il 28 gennaio 2022, quasi un mese prima che l’inizio della soi disant “operazione militare speciale” di Vladimir Putin in Ucraina avesse ufficialmente inizio, riportando la guerra al limitare dell’Europa. “Il nostro problema – diceva – è la dipendenza dalle importazioni di gas russo, che rispondono alla domanda di una ventina di Stati membri dell’Unione, in particolare quelli sud-orientali, e coprono, in totale, circa il quaranta per cento della domanda. Una domanda incrementata, e resa più acuta, dall’impoverimento della produzione dei giacimenti di gas dei Paesi UE, che forniscono attualmente il 40%, contro il 53% di appena un anno fa.

Il resto del fabbisogno del gas, via gasdotto, o, come si dice in gergo energetico, da tubo veniva coperto quasi esclusivamente dalla Norvegia. E poi c’era il Gnl, trasportato via cargo. Il paniere dell’offerta, in questo caso, era decisamente più diversificato. Nel 2021, il gas liquefatto importato dall’Unione europea proveniva dalla Russia soltanto per il 18%, contro il 20% acquistato dagli Stati Uniti, il 17% dalla Nigeria, un altro 20% dal Qatar, il 14% dall’Algeria, il 2% dalla Norvegia 2% e il restante 9% da altri Paesi”.

Erano i giorni in cui Putin accumulava truppe e mezzi al confine con l’Ucraina: “Non ha senso fare previsioni su un possibile conflitto” spiegava la stessa fonte “tuttavia la cosa migliore è prepararsi, subito. Ed è esattamente ciò che stiamo facendo”.

La strategia di Bruxelles – e non avrebbe potuto essere altrimenti, malgrado il feeling naturale con gli Stati Uniti – puntava essenzialmente sulla zebratura dell’offerta. Da subito, la presidente von der Leyen e la Commissione hanno provato a contattare e raggiungere più fornitori possibili per verificare quanto gas e Gnl potesse essere aggiunto ai volumi importati. Oltre ai norvegesi, i partner asiatici – per la ridefinizione dei contratti a lungo termine – ma anche alcuni Paesi del Golfo, l’Azerbaigian, Algeria ed Egitto. Già in quelle prime, convulse settimane viene enunciato il teorema di fondo, che incontrerà tante resistenze politiche e di comodo, ma che ha una palmare evidenza logico-deduttiva: “In ogni situazione di carenza dal punto di vista energetico avrebbe molto senso lavorare assieme come Stati membri per avere un maggiore potere d’acquisto” è il messaggio che la Commissione lancia agli Paesi dell’Unione. Tradotto: rimbocchiamoci le maniche per comprare insieme gas e Gnl.

Arriviamo così alla seconda settimana di marzo. In meno di un mese, è cambiato il mondo. O quasi. Per usare una espressione meno abusata, possiamo dire che il quadro geopolitico della porzione di mondo più vicina all’Europa, la sua cosiddetta comfort zone, ha subìto un trauma impensato e per molti impensabile all’inizio del terzo millennio. Quando arrivavo al lavoro, prima dell’alba, per raccontare in diretta le reazioni, e le scelte, dell’Unione europea di fronte alla guerra di Putin, guardando nel monitor le immagini dal campo, ascoltando le inviate e gli inviati della Rai che le commentavano, aggiungendo notizie



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